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La Comunicazione di Biden veste i panni di Sanders

Il candidato democratico in pectore per le elezioni presidenziali, Joe Biden, ha buone possibilità di sconfiggere il Presidente Trump. Questa è la notizia che da qualche settimana è rilanciata con forza dai media americani. Nonostante sia stato accusato di molestie sessuali da Tara Reade (qui un articolo del Corriere), l’ex-vicepresidente sembrerebbe in forte ascesa. Eppure, fino a poche settimane fa, la sua figura era fortemente oscurata sia dall’emergenza sia dalla delusione mediatica che ha accompagnato la sconfitta di Sanders. Prima di fare un’analisi puramente comunicativa, bisogna chiedersi se sia cambiato qualcosa nel contesto politico e sociale che abbia favorito Biden. La risposta non è certo delle più semplici, anche se potremmo principalmente ricondurre questa risalita ai repubblicani contrari a Trump e al coronavirus. Andiamo per ordine. Secondo il Daily Beast, alcune importanti figure repubblicane avrebbero deciso di appoggiare il democratico pur di contrastare l’attuale Presidente. Gli sforzi naturalmente sarebbero soltanto alla fase iniziale e si sta ancora discutendo sulla forma da dare all’iniziativa. Il secondo aspetto che sembra spalancare la strada a Biden, sarebbe la gestione dell’emergenza Coronavirus che rischia di diventare drammatica sia dal punto di vista sanitario che economico. Se da un lato Trump ha necessità di riaprire il prima possibile, dall’altro sta cercando di diluire la responsabilità politica della lotta al Coronavirus, scaricandone una parte sui cittadini per rendere meno traumatici gli attacchi personali (ricorda qualcosa no?). Ad ogni modo è tutto un divenire.

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In tutto questo la campagna di Biden non si è fermata, e se da un lato attacca il presidente in carica dall’altro cerca l’appoggio dei sostenitori di Sanders. Nonostante l’endorsment di Bernie infatti, l’ex vice di Obama ha bisogno di convincere l’elettorato socialista dei democratici. Un compito difficile, visto le sostanziali differenze politiche che guidano gli elettori dei due leader democratici. Come ammette lo stesso Biden, il grande merito di Sanders sta nell’aver creato un vero e proprio movimento, che ha però posizioni politiche ben lontane dall’essere moderate. Inoltre, il movimento di Sanders vede la figura di Biden come parte di quell’establishment lontano dal popolo, da evitare come la peste. La principale paura del candidato democratico in pectore è quella di ripercorrere le dinamiche che portarono alla sconfitta della Clinton. Biden quindi sta cercando di modellare le proprie tematiche alla flank sanderiana. Ci riuscirà? Difficile dirlo, anche vista la storia di Tara Reade, che pone un ulteriore ostacolo a questo tentativo. Inoltre, secondo una ricerca di Harvard del 2016, il 12% dei sostenitori di Sanders ha votato per Trump invece che per Hillary Clinton. Un precedente che preoccupa, non poco, i democratici. Ad ogni modo, l’eventuale vittoria alle elezioni presidenziali di Biden sembra dipendere poco da lui, nonostante un profilo di alto rango, manca di quel mordente comunicativo necessario in una competizione “normale”. Non Sanders, ma Trump può essere la chiave del suo successo.

Le donazioni “incrociate” ai candidati alle primarie Dem certificano la distanza, non solo ideologica, tra gli elettorati di Biden e Sanders (Fonte: Washington Post)

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