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Boldrini e la scelta (errata) della sua battaglia femminista

#DateciVoce. In questi giorni, Laura Boldrini ha depositato un’interrogazione parlamentare per chiedere di rispettare la parità di genere nella task force e in generale in tutti gli organismi decisionali e del lavoro. Cosa non va nella comunicazione e nelle istanze portate avanti dalla Boldrini? TUTTO.

Prima di entrare nel merito, vi propongo temi più forti su cui valeva la pena concentrarsi:

Taglio dell’IVA sugli assorbenti. Cavalcando l’onda della riduzione dell’iva sulle mascherine, avrebbe potuto puntare sull’allargamento dell’iniziativa. Gli assorbenti infatti sono un prodotto necessario per milioni di donne, collocato però nella fascia più alta delle aliquote iva, al 22 %.
Sostegno economico per genitori single che non sanno a chi affidare i bambini con la chiusura delle scuole.
Investimenti in centri anti violenza, consultori, asili, eccecc.
Congedo parentale uguale per madri e padri, in modo tale da evitare squilibri di genere sul mercato del lavoro (tematica ambiziosa ma perché no?).

Cosa non va invece nella sua proposta? Innanzitutto si basa su presupposti sbagliati. Invece di contestare l’esistenza stessa di questa task force, chiede il rispetto della parità di genere al suo interno. La deputata ha già la possibilità di finalizzare proposte concrete, cosa che dovrebbe farle rigettare anche solo l’idea che una task force, non votata e scelta su logiche opinabili, proponga cambiamenti sociali al paese. Anche senza dare adito alle dietrologie, che vedono la task force come rappresentate della globalizzazione capitalistica con a capo un frequentatore del gruppo Bildeberg, ci si dovrebbe preoccupare. Il grido disperato della Boldrini è un brutto segnale per la legittimità dell’opera e delle scelte del Parlamento. Tutto questo mentre la situazione socio-economica del paese è drammatica.

A livello europeo, nessuno fa delle cariche di potere una questione di genere, nonostante la prevalenza di donne nei ruoli chiave (Von der Leyen, Lagarde e Merkel). L’Italia deve guardare proprio lì, iniziando un lavoro molto più lungo e complesso di un semplice “mettiamoci 5 donne e siamo a posto”. Mi piacerebbe si parlasse più di competenza specifica vera piuttosto che di quote rosa, solo lì infatti supereremo la disparità di genere. La Boldrini invece, con le sue istanze, non solo danneggia le vere lotte femministe, definendosi tale, ma rischia di diventare una macchietta facilmente attaccabile dagli oppositori politici.

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