Io sono Giorgia, sono una donna, sono una cristiana, sono una madre e non me lo toglierete. No a genitore uno e genitore due, noi difendiamo i nostri nomi perché non siamo codici
Lo sfogo gridato da Giorgia Meloni in piazza San Giovanni a Roma è diventato un tormentone virale, remixato e utilizzato per doppiare i personaggi più stravaganti, da Jocker ai Teletubbies, passando per Beyoncè e l’Orso Bear. Anche il mondo della pubblicità ha sfruttato questo trend topic, come nell’esempio di Road House e nel video/dance di Taffo Funeral Service. Ormai tutti capiscono sia il riferimento alla Meloni, sia il messaggio che vuole veicolare. Cosa c’è di sbagliato se l’obiettivo dei meme era prenderla in giro? Tutto.
L’obiettivo primario di questi remix è stravolgere e depotenziare l’impatto della comunicazione della leader di Fratelli d’Italia, un traguardo che sui social sembra essere stato centrato in pieno. La realtà è che oltre il palese tentativo goliardico, restano nelle orecchie delle persone parole che con il tempo diventano familiari, normalizzando un personaggio e dei discorsi che rischiano sempre più di entrare nella quotidianità.
Ce lo dice la scienza. George Lakoff infatti, linguista e studioso di scienze cognitive, afferma che utilizzare la visione del mondo di un esponente politico, anche solo per contraddirlo, faciliti addirittura il suo successo. Per Lakoff, autore di “Non pensare all’elefante! Come riprendersi il discorso politico”, il consenso è strettamente correlato alla costruzione di frame (cornici interpretative) e dall’impatto che questi hanno su un pubblico bi-concettuale, ovvero non marcatamente progressista o conservatore. In questo modo essere moderatamente schierati potrebbe fornire appigli per una qualsiasi narrazione convincente. In parole povere si sta costruendo la base per normalizzare l’accesso alla mente a certi concetti.
Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli.
Un giovane Salvini ridicolizzato per i suoi banchetti in piazza Duomo, il viziato magnate/wrestler Donald Trump che entra in politica e Nigel Farage con il suo sogno strampalato di Brexit, dovevano conoscere molto bene questa frase di Oscar Wilde. L’esempio più eclatante è quello che ha come protagonista Silvio Berlusconi. Accusato di organizzare festini a sfondo erotico-sessuale ribattezzati come Bunga Bunga, ha di fatto usato la sua passione per le donne – attenzione alla normalizzazione dell’accaduto – come punto di forza del suo personaggio, facendone uno dei lati più goliardici della sua personalità. Una caratteristica che rende più vicino Berlusconi all’uomo comune. Addirittura nelle sue uscite pubbliche spesso è pressato proprio per raccontare una delle “sue” battute che poco c’entrano con la natura dell’incontro. Questa simpatizzazione di un personaggio è una cosa molto comune e spesso si ritrova nella narrativa di tutti i generi, in cui il protagonista di un racconto è spesso simpatico perché ha difetti proprio come il pubblico.
L’enorme regalo fatto a Giorgia Meloni dal web, potrebbe quindi consegnarle ancora più notorietà e consenso in prospettiva. La donna del popolo che si batte contro la corruzione dei costumi, aiutata proprio da chi vorrebbe semplicemente farsi una risata. Ma quanti voti vale quella risata?
…diciamo che per come si esprime la Meloni e per la qualità dei suoi contenuti è già un meme!
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